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LOVE DEATH + ROBOTS, l’antologia smonta tutto

di Alice Buscaldi

Da qualche giorno è disponibile su Netflix una serie che ha lasciato un segno grazie alla sua qualità, schiettezza e fruibilità: stiamo parlando di Love, Death & Robots (stilizzato LOVE DEATH + ROBOTS).

Prodotta da David Fincher (Alien 3) e creata da Tim Miller (Deadpool), Love, Death & Robots conta18 episodi in animazione, destinati ad un pubblico maturo per la presenza di nudità, imprecazioni e violenza (qualche volta gratuita).

La particolarità dell’opera sta nell’autonomia degli episodi, che sono fruibili senza un vero ordine cronologico. Lo stesso Netflix ha deciso di testare il proprio pubblico tramite Love, Death & Robots, dando la possibilità di guardarlo seguendo quattro differenti ordini. Quest’ordine, random, è dettato probabilmente dalle scelte che lo stesso fruitore di Netflix ha fatto sul suo profilo.

La nota positiva è la possibilità di vedere diversi stili d’animazione e narrazione sviluppati da differenti team di filmmaker di Ungheria, Francia, Canada e Corea. Si passa da un 3D alla Spider-Man:Into the spiderverse con onomatopee da comic book che scoppiettano qua e là, ad uno più realistico alla Halo per approdare poi all’animazione 2D anni ‘90.

A tenere insieme il progetto sono i temi comuni dei cortometraggi: amore, morte e robot.

Che si preferiscano quindi le animazioni ‘realistiche’ rispetto a quelle ‘tradizionali’, oppure le narrazioni ‘credibili’ rispetto a quelle ‘assurde’, il risultato diventa ogni volta diverso, perché può variare da persona a persona. Ed è probabilmente questo un altro punto forte della serie, della quale lo stesso Tim Miller dichiara di essere felice: «Love, Death & Robots è il progetto che sognavo da tempo […]. Combina il mio amore per l’animazione e quello per le storie incredibili». E conclude: «Sono entusiasta che il panorama creativo sia cambiato al punto da includere l’animazione adulta nel dialogo culturale».

In conclusione, quello che abbiamo visto in questa serie antologica rappresenta probabilmente il meglio dell’animazione contemporanea, anche commerciale, che però non dimentica mai la forza che il media animazione possiede, sfruttandolo al pieno delle sue potenzialità.

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